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Ribolla

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Secondo paese del territorio per abitanti (circa 2.200 ) ed estensione, Ribolla ha una storia relativamente recente rispetto agli altri paesi del Comune. Ribolla è stato un grande centro mineriario italiano ed europeo del ‘900, di cui vestigia si possono ritrovare ampiamente sul territorio; a ricordo è stato realizzato un monumento - piazza opera dello scultore Vittorio Basaglia.

Storia

Il paese non sorse contemporaneamente alla nascita della miniera, nel XIX secolo; inizialmente il lavoro minerario si svolgeva per campagne annuali, con manodopera sostanzialmente stagionale. Solo nel periodo della Grande Guerra, data l'impennata della produzione, vennero costruiti accanto ai pozzi i primi dormitori collettivi, che risulteranno particolarmente utili quando per il lavoro in miniera verranno utilizzati i soldati dell'esercito austro - ungarico fatti prigionieri. Nel corso degli anni successivi il tessuto urbano si ampliò disorganicamente lungo le vie di comunicazione: c'è la costruzione di un grande spogliatoio, di un nuovo dormitorio per i dipendenti scapoli, di un refettorio e delle prime case economiche da dare in affitto alle famiglie operaie. Attorno alla miniera sorsero anche strutture di servizio: spacci aziendali, ambulatori, il dopolavoro con annesso il teatro - cinema, il campo sportivo. La Ribolla che nacque attorno alla miniera di carbone non aveva altra logica che quella di essere funzionale a questa; ma via via che il villaggio si struttura non fu più sufficiente costruire camerate e servizi collettivi. Il problema diventò impellente soprattutto durante l'ultima ondata immigratoria del '46/47 quando arrivarono a Ribolla moltissimi minatori siciliani e calabresi ed il numero dei dipendenti salì a 3.500. Furono costruiti più di 400 appartamenti ma negli anni '50 la Montecatini aveva già deciso di abbandonare la Miniera di Ribolla al suo destino ed era tramontato anche il sistema del paternalismo totalizzante, sia per la fortissima sindacalizzazione degli operai sia perché la Società non intendeva più investire in questa area. La tragedia del 1954, quando - il 4 maggio - lo scoppio del grisou costò la vita a 43 lavoratori, segnando una delle più grandi tragedie minerarie della storia europea, pose emblematicamente la parola fine alla miniera. Così si concluse un'epoca e il paesaggio e il destino di questa parte di Maremma mutarono radicalmente. Scendendo dalle colline la prima cosa che si poteva vedere era la piana di Ribolla completamente occupata da pozzi, con i castelli in legno slanciati verso il cielo, le opere edili, la direzione, i magazzini, la stanza degli argani, la lampisteria, la linea ferroviaria, il legname accatastato nei piazzali sterrati, gli spogliatoi, le mense, il cinema, lo spaccio... Per prima cosa furono chiusi gli accessi ai pozzi e in poco tempo sparirono tutte le strutture meno solide. Le strutture edilizie vennero invece riciclate, riutilizzate come negozi e abitazioni.
La crisi che colpì Ribolla fu forte; a ciò ha contribuito anche di certo la tipicità del boom industriale degli anni '60, la forte richiesta di manodopera da parte delle aziende del triangolo industriale, la progressiva marginalizzazione del settore agricolo, la mancata capacità imprenditoriale, con solo qualche eccezione (es. Coop. Unione di Ribolla), di una comunità che si era formata esclusivamente attorno al lavoro salariato.
Ma dagli anni '70 la città compie un nuovo balzo: l'incremento demografico fu notevole, come sensibile fu l'accrescimento degli insediamenti produttivi, trend che sopravvive ancor oggi.

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